Esercizi di condizione umana
Autore: Paola Vannoni Roberto Scappin – Compagnia quotidiana.com
Foto di scena: Claudia Fabris, Alessio Fattori, Paolo Lafratta, Vincenzo Oliviero, Enea Tomei
Esercizi di condizione umana
direzione: Fabio Biondi
coordinamento: Simonetta Piscaglia
progetto grafico Lucrezia Gismondi
Pagine: 120
Rilegatura: in brossura
Dimensione: 15x21x1 cm
Testo: italiano
Prezzo di copertina: € 10,00
ISBN 978-88-905737-2-9
Non ci sono vie d’uscita nei testi di Quotidiana.com, e neanche vie d’entrata. Le parole perimetrano lo spazio del pensiero in fulminei collegamenti che chiudono qualsiasi possibilità di evoluzione: il discorso, così, si affloscia, ristagna, riecheggia tra le pareti chiuse di parole e silenzi. Non ci sono vie d’uscita negli spettacoli di Quotidiana.com, e neanche vie d’entrata. Paola e Roberto, semplicemente, stanno: non entrano in scena e non ne escono. Vivono rinchiusi nell’impalpabile confine della scena entro cui, a tratti, si muovono indolenti e rassegnati. […] (Stefano Casi)
[…] Quello dei Quotidiana.com è principalmente un lavoro sul linguaggio, attorno al vaniloquio della condizione contemporanea, ma anche – sia pure in modo “freddo”, cioè solo evocandolo o descrivendolo in modo ironico, che è comunque sia una presa di distanza – attorno al dolore che questa condizione porta con sé. Sarebbe però un errore pensare che Vannoni e Scappin si limitino a portare sulla scena il chiacchiericcio della quotidianità così com’è. Certo, la loro è una lingua parlata, che nasce non dalla parola scritta ma dall’improvvisazione in sala prove; ma il materiale di improvvisazione, ripreso con la telecamera, diventa poi il brogliaccio su cui viene lavorata una drammaturgia vera e propria, che utilizza un linguaggio che è necessariamente una “messa in arte” – ed è proprio questa messa in arte a permettere lo scarto dal “vaniloquio” al “significato. […] (Graziano Graziani)
[…] L’impianto della loro drammaturgia è pertanto, sul piano strutturale, non una trasformazione del reale, ma una sorta di affiancamento misurato che punta a mantenere in una continuità lineare ciò che altrove avrebbe a generare sorpresa, colpo d’effetto. Il loro teatro è dunque linguisticamente in sottrazione, ma nei contenuti non si pone limiti, permettendosi affermazioni destabilizzanti che il linguaggio soltanto confonde, giungendo a definirsi come una scrittura clandestina, una resistenza silenziosa e però irriducibile rispetto alla sovraesposizione “mediatizzante” che ripropone del vero unicamente il contesto della riproduzione e ne spinge i caratteri sul palcoscenico senza che vi sia alcuna distanza critica. […] (Simone Nebbia)