a cura di Letizia Quintavalla
illustrazioni di Abel Herrero
foto di Pietro Bertora, Michele Lamanna
traduzione di Christiane Suter
L’arboreto Edizioni
Mondaino, novembre 2006
direzione: Fabio Biondi
coordinamento: Simonetta Piscaglia
con la collaborazione di Paolo Brancalion, Elisa Gardini, Manuela Marcatelli
cura redazionale: Sabrina Raggini
ideazione e realizzazione grafica: Lucrezia Gismondi
Pagine: 120
Rilegatura: in brossura
Formato: 16 x 16 x 0,9 cm
Prezzo di copertina: € 10,00
Testo: in italiano segue poi traduzione in francese
ISBN: 978-88-902681-2-0
Per L’arboreto Edizioni un incontro importante, inaspettato e prezioso, con Il pinguino senza frac, il racconto di Silvio D’Arzo e lo spettacolo del Teatro delle Briciole. Dalla pagina alla scena, andata e ritorno, Limpo è un nuovo libro che parla di una favola per il teatro e di un teatro per la favola; un intreccio di scritture dal sapore antico e contemporaneo che s’incontrano e si disciolgono nel limbo della drammaturgia, della poesia e del teatro d’autore.
Per L’arboreto, un altro pensiero d’amore per Simona.
LIMPO: Papà e mamma carissimi, scusatemi tanto, ma questa mattina vi siete dimenticati una cosa… (Papà e mamma fanno finta di niente).
Vi siete scordati… di mettermi il frac. A scuola tutti ce l’hanno. Mi guardavano in un certo modo, mamma! Qualcuno mi indicava col dito a me! E un altro mi è venuto a fiutare! Mi fiutavano papà. Il maestro, poi, non mi ha nemmeno permesso di entrare in classe. E mi ha detto: “Bella educazione va là! Entrare in classe colla sola camicia!”. Io gli ho risposto subito, sempre con le dovute maniere però: “Abbiate la compiacenza, maestro, ma l’educazione qui non c’entra un bel niente. È una distrazione e nient’altro. Adesso io, gli ho detto, corro subito a casa a mettermi il frac, come è giusto”. (Rivolto ai genitori) Giusto no?
E adesso, babbo e mamma cariss…
PADRE e MADRE: …ssimi. Sì?
LIMPO: Il mio frac?
Dal libro al teatro e di nuovo al libro
“Quando sono le idee a venirti incontro, quando sono loro a cercarti, è una festa.
Da un po’ di tempo convivevo con frotte di animali al galoppo: felini dagli indugi signorili e filosofici, timidezze e scatti su quattro zampe che mi giravano in testa senza tregua. Cosa volevano da me? Il loro posto
in una scena, pensai io, scoprendo in quel momento cosa volevo io da loro. Farli protagonisti del mio prossimo spettacolo per bambini.
E così partii da lontano: mitologia, Ovidio, Esopo, La Fontaine e via via più vicino a noi. Un giorno, per caso, parlando di questo cercare, un amico mi racconta Il pinguino senza frac. Ero arrivata al capolinea perché lì si calmò la ricerca. Nel racconto di Silvio D’Arzo vi trovai la vena melodrammatica molto teatrale della terra d’Emilia. La passione, il candore, i laghi del cuore, la povertà, l’intelligenza, la crudeltà delle grandi favole e dei romanzi di formazione che raccontano senza ´rivelare`, balbettando a volte. Un pinguino eroe ´solo più solo che solo`, il sangue del grande orso, trichechi sapientoni e ladri pennuti, tutti diversi ma uguali.
Leggere Il pinguino senza frac di Silvio D’Arzo è stato scoprire un romanzo camuffato da favola. Scriverne l’adattamento per il teatro è stata una lotta per non rinunciare alla quantità e bellezza dei temi presenti nell’opera…”
“Questo spettacolo è la storia di un pinguino, ma anche la testimonianza di un lavoro di gruppo oggi raro e prezioso. Per tutto ciò ora lo spettacolo “figlia” un erede-libro, dedicato a chi ama questo autore, agli adulti che leggono le storie ai bambini e a chi cerca nel teatro benessere e malessere, perché l’arte è indispensabile al vivere.” Letizia Quintavalla
La storia
Piccolo, bianco, povero e senza frac: è Limpo, un pinguino che, triste e sconsolato, si allontana da mamma e papà pinguino avventurandosi nell’immenso e sconosciuto nord alla ricerca della risposta a un’unica
domanda: perché è senza frac?
Sopravvissuto a paurose burrasche, a lunghi periodi di digiuno, incontrando foche, trichechi, gabbiani e renne, a poco a poco impara che, di fronte alla sofferenza e alla violenza, tutti i cuccioli di animali, compresi i piccoli degli uomini, piangono allo stesso modo.
Sconcertato e infelice al contempo, quasi folle nella sua solitudine e diversità, ormai stanco di rivolgere insistenti “perché?” lasciati senza risposta, fa ritorno a casa.
La tristezza si trasforma in sorpresa quando il piccolo si accorge di indossare il più elegante frac che un pinguino abbia mai visto, segno del raggiungimento di una conoscenza fatta di esperienza e di coraggio;
Limpo senza frac diventa “Limpopo”, diplomato in “tutto e altre cose”.
Un’avventura indimenticabile e commovente per adulti e bambini, una grande lezione di vita di un autore attento a sondare le più sottili sfumature della diversità, a mostrare la ricchezza del sentirsi diversi.
Il libro
Il Teatro delle Briciole incontra Silvio D’Arzo (1920-1952) – “genio adolescente” della letteratura italiana, amato da Montale, Bertolucci, Bilenchi e, più recentemente, da Pasolini e Tondelli – che nel 1948 scrive Il pinguino senza frac, la storia di Limpo che, nato senza la pelliccia nera sul dorso, attraversa le derive dell’isolamento, della separazione dai genitori, dei dolori del mondo, “per approdare alla soluzione di solidarietà con gli uomini riscoperti come simili perché tutti esclusi e tutti sofferenti e tutti senza una precisa identità” (A. L. Lenzi).
Limpo prende forma in Emilia – tra Parma, cuore pulsante del Teatro delle Briciole, e Reggio Emilia, città-nido di Silvio D’Arzo –, respira le polveri dell’attesa e del sogno di questa terra e si traduce nella testimonianza di un lavoro collettivo e nella parola palpitante del teatro.
Le illustrazioni di Abel Herrero ne sono il contrappunto visionario e l’accogliente sosta in un mondo remoto.
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« Léu l’è un po’ sgustous Sermone ai cuccioli della mia specie »