testo: Emma Dante
disegni di Gianluigi Toccafondo
postfazione di Silvia Bottiroli
L’arboreto Edizioni
1 edizione: Mondaino, giugno 2007
1 ristampa: Mondaino, giugno 2008
direzione: Fabio Biondi
coordinamento: Simonetta Piscaglia
cura redazionale: Sabrina Raggini
progetto grafico: Damir Jellici
realizzazione grafica del logo e della collana: Lucrezia Gismondi
Pagine: 48 tutte illustrate, in quadricromia
Rilegatura: due punti metallici
Formato: 21 x 26,5 x 0,6 cm
Prezzo di copertina: 12,00 €
ISBN 978-88-902681-3-7
Ci sono incontri con alcune persone che scuotono più di altri nel profondo della coscienza e della memoria; incontri con autori e opere che portano con sé il potere della bellezza, l’energia vitale che genera emozioni intense, incisive e leggere.
Creatori di tagli profondi e visioni fulminanti che interagiscono con i pensieri straordinari e i lunghi respiri della vita: per contrasto o per comunanza di idee e sensibilità.
Segni e percorsi artistici che vivono nel tempo, che ognuno di noi cerca di raccogliere, interpretare e gettare oltre gli ostacoli, raccordandosi con gli sguardi d’altri autori, altri scavi, nel terreno della dolorosa contemporaneità.
Per L’arboreto di Mondaino i brevi e intensi incontri con Emma Dante hanno originato incanto e stordimento, come il dono di affidare a noi la pubblicazione di questa sua prima favola scritta per i bambini e rivolta inevitabilmente agli adulti che sognano di nuotare nelle acque agitate dell’oceano.
Alle parole di Emma Dante abbiamo fortemente voluto congiungere i disegni di Gianluigi Toccafondo, pensieri profondi e sbilenchi come le anime dei suoi eroi trasfigurati dai sentimenti della materia. Fabio Biondi
Farsi altro da sé
di Silvia Bottiroli
“Il pesce cominciò a nuotare…” Ogni favola è figura di un viaggio e di una trasformazione, passaggio da un mondo a un altro o anche passaggio di stato, di condizione. La favola del pesce cambiato scritta da Emma Dante non sfugge al suo destino, e anzi vi precipita dentro con grazia e naturalezza, raccontando quel tempo indicibile che precede l’esserci.
È storia di trasformazione, di risposta a una chiamata e di spirito d’avventura, quella del pesce che nuota fino allo stremo delle forze per vincere la sua gara e crolla appena conseguita la vittoria. È storia di attesa e di più lenta trasformazione, di pazienza (che, come insegna Marina Cvetaeva, è la sola “volontà creativa”), quella dell’oceano che lo aspetta e lo nutre. Ed è storia di paura e di smarrimento, ma anche di abbandono fiducioso e di timore che sa sciogliersi in speranza, quella del pesce-bambino che, mentre cresce a dismisura, si interroga sul senso e sul tempo del suo stare immerso in una vasca sempre più piccola e accetta infine l’attesa affidandosi al disegno che ancora non sa scorgere.
La favola del pesce cambiato è quindi storia d’amore e di abbandono: amore per la vita intesa come ricerca inesausta, e consegna al proprio destino, che si fa prima attesa e poi corsa a perdifiato quando il tempo è compiuto e la trasformazione arriva improvvisa, un precipitare nelle cose, nel centro immobile di se stessi: “la maturità – scrive Rilke – non è una questione di calcolo”.
Come in tutte le favole c’è una lezione, e come in tutte le favole essa è diversa per ogni lettore, bambino e adulto, che sceglierà di indugiare su di una parte o sull’altra, ma a tutti parla la lingua dell’ impossibile. Che significa esistenza di un altro piano oltre al visibile, di una possibilità di senso che si fonda sull’ascolto profondo di sé e che chiama a essere, ad affidarsi alla trasformazione anche quando è informe e spaventosa, ad andare fiduciosi verso il proprio mare.
Ciò che rende più affascinante questa favola è il fatto che la stessa paura e lo stesso abbandono alla trasformazione appartengano alla sua, di nascita: un testo – scritto da Emma Dante – che ha incontrato un mondo di immagini – quello di Gianluigi Toccafondo – e al suo interno, letteralmente riscritto in una nuova grafia, impastato di colore e immerso in un processo artigianale, ha vissuto un denso passaggio di stato.( 1 )
Le pagine disegnate da Toccafondo assorbono e amalgamano materiali eterogenei (parola, fotografia, disegno) in un gesto plastico, che li trasforma in un mondo pastoso e saturo di colore, in cui le figure sembrano diluirsi o fondersi nella materia.
È attraverso questa esigenza di metamorfosi in cui ogni cosa sembra aspirare a farsi altro da sé che si compie la poesia(nel senso di poiesis, azione) della Favola del pesce cambiato: una vertigine che, come causata da un improvviso svuotamento, consente allo sguardo di aprirsi a visioni potenti che permettono di vedere un po’ più a fondo persino la realtà.
Non sono separabili, la parola di Emma Dante e il disegno di Gianluigi Toccafondo, come non lo sono il pesce e la vasca della favola; solo insieme daranno vita ad altro da sé, se fatti crescere nell’attesa amorevole di chi sfoglierà le pagine di questo libro per trovarvi qualcosa che possa appartenergli.