CANTO D’AMORE ALLA FOLLIA

Data / Ora
25 Settembre 2025

Categoria



>> h 21.00
spettacolo della Compagnia Animali Celesti – Teatro d’arte civile

La Compagnia Animali Celesti – Teatro d’arte civile si è aggiudicata il bando Ricerca & Repertorio, promosso dal Ministero della Cultura per l’accessibilità (degli artisti disabili) allo spettacolo dal vivo da parte di artisti con disabilità.

Il progetto prevede la replica di due spettacoli di repertorio e il coinvolgimento di un osservatorio critico e della comunità di Mondaino, Il Pane quotidiano. Moltiplicazione degli sguardi, a cura di Andrea Pocosgnich e Francesca Giuliani.

Animali Celesti – Teatro d’arte civile
Canto d’amore alla follia
spettacolo scritto e diretto da Alessandro Garzella
con Francesca Mainetti e Alessandro Garzella
collaborazioni alla messa in scena Giulia Benetti, Francesca Mainetti, Chiara Pistoia, Antonio Viganò
con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Toscana, Comune di Pisa, Asl Nordovest Toscana, Fondazione Pisa
prodotto da Animali Celesti – Teatro d’arte civile

In scena due figure ossessionate da subbugli visionari, caricature di sofferenza e inconsapevole ilarità. Una coppia paradossale, forse coatta, per l’assurdità delle manie che le imprigiona. Due figure perseguitate da continui turbamenti e scarti d’umore, a partire dal fastidio e dal piacere erotico e carnale che si danno, immaginando improbabili rivolte, nella vertigine di un delirio a due. Corpi e parole in bilico tra volgarità e poesia, estasi e ripugnanze. Forse una coppia di fuoriusciti da qualche luogo di cura, o da uno dei tanti zoo nascosti nelle periferie umane di questo mondo.
Lui: storpio e invasato, guerriero di battaglie perse, irriverente e solo.
Lei: forse badante di mercimoni, vecchia Lolita decaduta nell’accudire disperazioni altrui, oppure dea, vocata alla grazia più pura del donarsi.
Entrambi prede di fobie oniriche e perverse, costretti a esorcizzare lo sciacallaggio del dolore, seguendo le orme di quell’alterità che così tanto spaventa tutti e attrae. Storie evocate per accenni, con crudezza e pudore. Per la violenza che contengono, o forse perché i protagonisti di quest’opera mettono in discussione la cosiddetta normalità dei più, il senso del giusto e dello sbagliato, i significati di saggezza e stupidità, lo stesso principio di realtà e di sogno.
E forse saranno proprio queste due strampalate figure, col canto dei loro corpi, con l’ostinato amore del loro sogno, con la saggezza della loro follia, a farci ritrovare il profumo che c’è nell’esistenza di tutti noi. Imparando che la vita va inventata, quasi ogni giorno, fin dove amore lotta e ti rivolta.
Tra il circo e il melodramma…

 

Garzella e Mainetti svolgono da decenni una ricerca sulla relazione tra teatro e follia in contesti di cura e marginalità sociale: comunità terapeutiche, centri diurni, case famiglia, quartieri e centri sociali. L’opera nasce dai vissuti raccolti in questa esperienza, attraversati dal sentire personale dei protagonisti e dall’esperienza di alterità che Garzella ha vissuto e vive sulla propria pelle fin dalla nascita. Inoltre Garzella insegna come docente esterno di teatro e relazioni interpersonali in contesti di marginalità e disagio presso la Clinica Psichiatrica dell’Università di Pisa. La compagnia è riconosciuta come organismo di primario interesse nazionale dal Mic nell’ambito del teatro di inclusione sociale.

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