In questi anni, da più parti, il progetto dell’arboreto di Mondaino è stato definito una “buona pratica”, un’esperienza importante e necessaria per sviluppare la cultura delle arti sceniche in Italia.
Nonostante ciò, noi siamo convinti che l’arboreto sia ancora, di fatto, distante dal centro del teatro nazionale.
L’arboreto è la testimonianza di un progetto di provincia, non provinciale, ostinato e volitivo, nato ai margini delle grandi città, dei centri teatrali, delle tradizionali (e potenti) vie di concentrazione del dire e del fare teatro.
Fino ad oggi la nostra marginalità ha favorito la realizzazione di un progetto particolare, utile (anche) al sistema teatrale nazionale.
Da alcuni anni, la provincia italiana esprime alcuni dei progetti artistici, culturali e organizzativi più innovativi e interessanti nel panorama teatrale nazionale. Se l’affermazione corrisponde al vero, forse bisognerebbe davvero capirne il perché, riflettere approfonditamente sulle specifiche condizioni e, più in generale, su l’ambiente che favorisce la creazione di progetti produttivi originali che contribuiscono a fortificare e a qualificare il sistema centrale del teatro.
Il pensiero e una possibile risposta a questa riflessione è che dal sistema centrale sempre di più per i motivi e i meriti di questa perifericità stiamo evolvendo verso il lavoro/sistema di rete che ormai necessariamente supera i confini nazionali.
L’arboreto investendo su questa peculiarità e cresciuto, ed ha potuto/voluto intraprendere delle nuove vie, dei nuovi percorsi, gettare dei ponti di collegamento fra se e le altre realtà periferiche; fra le esperienze simili alle nostre e i centri di produzione e di promozione del teatro italiano che forse per rinnovarsi (se ne sentono la necessità) hanno bisogno della nostra marginalità, dei nostri progetti di confine e di unione.