È la cronaca di un viaggio verso un luogo. L’immagine è tortuosa, piena di curve e salite come tutte le strade che qui, in questo pezzo di mediterraneo che guarda l’est, salgono verso le colline. Percorrere questa via significa allontanarsi dal mare e raggiungere l’entroterra: dall’impalpabile acqua e dal sottile e variopinto arredo balneare ci si dirige verso il concreto, il da farsi, l’operosità contadina e artigiana. All’improvviso la strada incontra il paese di mondaino: un arco, una piazza, una via centrale, piccole case fuori dal tempo, una chiesa, un convento abbandonato e poi ancora curve.
Altre due e appare un cancello che sembra proteggere solo un bosco.
Dalle foglie e dai rami che coprono il viale d’ingresso si intravede il sole e lo sguardo si allunga verso l’alto e verso il confine di quel paesaggio. I piedi procedono tranquilli, il cammino ha già incontrato un altro ritmo. Alberi di tutte le dimensioni, e poi una casa, oltre, nascosto qualche rovo più in la un altro rifugio, un’altra Dimora, dall’aspetto antico e futuristico al tempo stesso il teatro.
Colore predominante il verde, con inserimenti del giallo delle ginestre, del candore del biancospino e di qualche bacca rossa. Sentieri di terra, rovi, prati, ciotoli, fiori, gemme e sguardi sulla vallata si mescolano in un’unica soluzione.
Le erbe aromatiche emanano profumo al tatto o al semplice passaggio.
Minuziose opere di ceramica raccontano di piante dai nomi seducenti accompagnando la visita nel parco. Piccole orme suggeriscono la presenza di una locale fauna di uccelli e roditori. Silenzi e suoni di una natura ricca e disposta al dialogo.
Siamo all’interno di un arboreto sperimentale della flora mediterranea, un luogo dove il cielo è ancora molto vasto.