secondo movimento di Pneuma – Interazione fra corpo e pensiero
progetto ideato da Simona Bertozzi e Enrico Pitozzi
a cura di L’arboreto – Teatro Dimora, Asssociazione culturale Nexus
con la collaborazione di Rete Anticorpi Emilia-Romagna
Magnetica è il secondo movimento di Pneuma, progetto inedito nato nel 2013 dall’incontro e dallo scambio tra l’esperienza scenico-compositiva della coreografa Simona Bertozzi e dalle prospettive teorico-didattiche tracciate dallo studioso Enrico Pitozzi. In questi giorni di studio – pensati per lo spazio del Teatro Dimora dell’Arboreto di Mondaino – il progetto incontra l’artista del colore e delle architetture di luce Antonio Rinaldi.
Magnetica fonda il suo statuto sull’analisi del movimento e sul funzionamento della percezione, là dove la composizione coreografica incontra il pensiero in azione per disegnare le traiettorie di una nuova estetica del corpo che si delinea in relazione alle temperature del giorno, ai suoi colori e alle sue sfumature del tempo.
Il laboratorio ha come oggetto l’approfondimento degli aspetti legati al corpo e all’analisi del movimento. Muoversi significa, prima di tutto, immaginare la propria anatomia nello spazio e solo in un secondo momento comporre materialmente il gesto, l’azione. In questo schema, la percezione – cioè l’insieme delle funzioni cognitive di un corpo – è alla base del movimento: la percezione è già un’azione. A partire da questa semplice equazione scenica si determina la qualità della presenza di un corpo.
Magnetica intende inoltre lavorare sulle sfumature, sulle temperature del giorno, i suoi colori e i suoi bagliori: è un oggetto transitorio fatto di presenze evanescenti, materia invisibile che prede forma.
I. Presenza
La presenza dei corpi – biologici, sonori o luminosi – è qualcosa d’indeterminato. Il loro incanto sembra sprigionare da un inafferrabile non-so-che, da qualcosa che circola e si irradia in tutte le sue parti senza localizzarsi in un punto preciso. La presenza è un tremore. Una fragilità radiosa che sfugge la possibilità di stabilizzarsi in una forma precisa e definibile e che si origina attraverso un passaggio di stato, di un cambio di condizione climatica, termica. La presenza è qualcosa che ci tocca sfuggendo, è un’andatura del tempo.
II. Percezione
La percezione è azione. La presenza prende forma a partire dalla sua organizzazione. Percepire in modo diverso porta a comporre l’azione in modo inedito. Si tratta qui di pensare al corpo come corpo-paesaggio, corpo in quanto moltitudine di possibilità di apparizione così come di mimetismo, metamorfosi, annullamento, dissolvenza. In questo stato di massima consapevolezza e propensione percettiva è possibile iniziare un tracciato cinetico fatto di tridimensionalità e volumi, selezionando origini e vettori di trasmissione del movimento. Questo è possibile solo se si padroneggia una geografia percettiva del corpo secondo una logica precisa e leggibile del suo funzionamento interno. Percezione è irradiazione scheletrica, spostamento e collocazione del peso, allineamento, equilibrio e out of balancing, pressione dei perni. La percezione è tridimensionalità ossea, corpo-sonda, estensione delle facoltà sensoriali di un corpo.
III. Composizione
Il corpo è spazio ed abita uno spazio. Esiste uno spazio interno al corpo – lo spazio fisiologico del micro-movimento, la sua geografia sensoriale – così come si dà uno spazio esterno al corpo, disegnato dal corpo mediante la geometria delle sue traiettorie.
Fare spazio con il corpo significa dunque percepire a 360°, fare del corpo un’architettura grazie alla precisa consapevolezza della collocazione di ogni parte del corpo rispetto all’asse centrale e alle possibili ricadute del peso e del suo trasferimento. Si tratta di pensare il movimento in base ai suoi nodi, ai piani orizzontali di rotazione di ogni articolazione; pre-disposto e potenzialmente attivo anche nell’immobilità, nell’attesa. Tutto è immanente. Comporre il movimento significa, in altri termini, disegnare lo spazio intorno al corpo: disporre il movimento come una traccia impressa nel volume invisibile dell’aria.
IV. Luce/colore
In scena, la forma e il colore pongono un problema di visione, la interrogano. D’altronde il teatro è il luogo della visione. La questione è, semmai, cosa si vede a teatro: l’epifania degli enti potrebbe essere la risposta.
C’è una dimensione fotologica del teatro: una logica che regola la scrittura della luce, i modi di produzione fisica dei suoi colori. Tuttavia, il colore non è tanto una proprietà della cosa, quanto il suo generatore atmosferico. Non essendo proprietà dell’ente, il colore irradia, muta gradualmente aprendo a sensazioni non solo ottico-visive, ma anche termiche (calore), tattili (consistenza), acustiche (luminosità acuta o grave), olfattivo-gustative (dolcezza / acidità).
Si apre qui un nuovo spazio percettivo per lo spettatore.
Nel colore l’occhio s’immerge in una temperatura che genera atmosfere indistinte, forme impercettibili che si danno in modo latente.
Il colore, in teatro, è una sensazione da abitare.
V. Atmosfera
Atmosfera è la temperatura della scena, il modo in cui i corpi e gli altri enti s’incontrano in una forma transitoria. L’atmosfera è uno stato delle cose che si dà in modo latente: è una sensazione da abitare. Le atmosfere che la scena crea sono il modo in cui esse impressionano lo spettatore, producono in lui degli effetti, delle immagini che parlano alla sua percezione emotiva e sopravvivono nella sua memoria. Ad impressionare sono così architetture gestuali, tagli di luce, pulsazioni di suono – cromie e bagliori.
Là dove l’atmosferico si contrae in presenza, la presenza s’irradia nell’atmosfera.
Il laboratorio ha come oggetto l’approfondimento degli aspetti legati al corpo e all’analisi del movimento. Muoversi significa, prima di tutto, immaginare la propria anatomia nello spazio e solo in un secondo momento comporre materialmente il gesto, l’azione. In questo schema, la percezione – cioè l’insieme delle funzioni cognitive di un corpo – è alla base del movimento: la percezione è già un’azione. A partire da questa semplice equazione scenica si determina la qualità della presenza di un corpo.
Magnetica intende inoltre lavorare sulle sfumature, sulle temperature del giorno, i suoi colori e i suoi bagliori: è un oggetto transitorio fatto di presenze evanescenti, materia invisibile che prede forma.
Modalità di selezione Il laboratorio è riservato a danzatori, performers, attori e amatori ma con un buon percorso di training e lavoro sul corpo. Il numero massimo di partecipanti è fissato a 15.
Gli interessati dovranno inviare:
– curriculum vitae
– lettera motivazionale
specificando se si è già partecipato a precedenti laboratori del progetto Pneuma
I materiali dovranno pervenire via mail a teatrodimora@arboreto.org entro e non oltre mercoledì 3 settembre 2014.
Simona Bertozzi
. Coreografa, danzatrice e performer, vive a Bologna, dove si laurea in Dams. Dopo studi di ginnastica artistica e danza classica, approfondisce la sua formazione in danza contemporanea tra Italia, Francia, Spagna, Belgio e Inghilterra e lavora, tra gli altri, con Tòmas Aragay (Societat Doctor Alonso-Spagna) e Compagnia Virgilio Sieni. Dal 2004 è impegnata in un percorso autoriale e di ricerca coreografica. Nel 2007 vince il concorso coreografico GD’A ed è la coreografa italiana selezionata per il festival Aerowaves, The Place Theatre. Londra. Prende parte al progetto internazionale Choreoroam, sostenuto da British Council/The Place, Dansateliers/Rotterdam e Bassano Opera Festival. Con Terrestre, produzione del 2008, vince il bando Residenza Fondo Fare Anticorpi, in collaborazione con react!, Residenze Artistiche Transdisciplinari. Con il collettivo Gemelli Kessler (Simona Bertozzi, Marcello Briguglio, Celeste Taliani) vince il premio “migliore opera indipendente” al concorso Il Coreografo Elettronico 2009 con il lavoro di video danza Terrestre-movement in still life.
Presenta i suoi lavori in numerosi festival in Italia e all’estero tra cui: Aerowaves, Romaeuropa, Santarcangelo, B-Motion, Interplay, Aperto Festival, Dance Week Festival Zagreb, The Turning World London, The Point Theatre-Eastleigh, Dance a Lille, Tanec Praha Festival, Festival de là Citè Lausanne, Correios em Movimento e Danca Em Transito di Rio de Janeiro, Masdanza Gran Canaria e Masdanza Extension (Tenerife, Lanzatote…), Intradance Mosca.
Dal 2009 al 2012 realizza il progetto Homo Ludens, quattro episodi danzati sull’ontologia del gioco, in cui si avvale della presenza di numerose collaborazioni artistiche tra cui: il musicista Egle Sommacal, il Collettivo Gemelli Kessler, Lila Dance Company e The Point Theatre di Estleigh, Accademia Bizantina di Ravenna.
Elogio de La Folia su musiche di Arcangelo Corelli , Atlas (duetto) e Orphans sono i progetti in fieri per il 2013-2014.
In qualità di performer collabora con Laminarie Teatro, Fortebraccio Teatro, Cristina Rizzo, Virgilio Sieni.
Dal 2004 ha condotto dei laboratori di formazione in danza contemporanea rivolti agli studenti del Dipartimento di Musica e Spettacolo (DAMS) Università degli Studi di Bologna, in collaborazione con la Prof Eugenia Casini Ropa e nel 2012 con la Prof Elena Cervellati. Nel 2013 vince il bando per le docenze esterne nell’ambito del progetto triennale di Discipline Coreutiche Tecnico-compositive indetto dall’Accademia Nazionale di Danza.
Collabora con diverse riviste di arti performative, cinema e scrittura contemporanea tra cui Art’O, Rifrazioni, dal cinema all’oltre e RIVISTA.
Enrico Pitozzi insegna “Forme della scena multimediale” presso il Dipartimento delle Arti visive, performative e mediali dell’Università di Bologna. È stato visiting professor presso la Faculté des Arts de l’Université du Québec à Montréal, UQAM e visiting lecturer presso l’Université Sorbonne Nouvelle – Paris III nel programma europeo Teaching Staff Training 2013. Tiene seminari e conferenze presso diverse Istituzioni e Università in Canada, Brasile, Europa. È membro del progetto di ricerca “Performativité et effets de présence” dell’UQAM diretto da Josette Fèral e Louise Poissantoltre che del MeLa research group dello IUAV di Venezia. È vice-caporedattore della rivista di arti performative Art’O, membro della redazione di “Culture Teatrali” e del comitato scientifico delle riviste “Antropologia e Teatro” e della brasiliana “Moringa” e ha scritto testi alla scena europea, del Québec e del Giappone. Ha partecipato al seminario interno alla 37° Biennale del Teatro di Venezia 2005 diretta da Romeo Castellucci. Ha partecipato nel maggio 2013 – in qualità di docente – al progetto Biennale danza College della Biennale di Venezia, Settore Danza, diretto da Virgilio Sieni. Tra le pubblicazioni ricordiamo A. Sacchi, Itinera. Trajectoires de la forme Tragedia Endogonidia, Arles, Actes Sud, 2008; De la constitution du corps de synthèse sur la scène performative: perception et technologies, in R. Bourassa, L. Poissant, (dir.), Personnage virtuel et corps performatif : effets de présence, Ste-Foy, Presses de l’Université du Québec, 2013; Perception et sismographie de la présence, in J. Féral (dir.), Le réel à l’épreuve des technologies, Rennes, Presses de l’Université de Rennes, 2013 ; On presence, in « Culture Teatrali », n. 21, 2012; Lavora attualmente alla monografia Sismografie della presenza. Corpo, scena, dispositivi tecnologici, Firenze, La Casa Usher, (Autunno 2014); Spectra, Bologna, CLUEB, (Estate 2014) e a Bodysoundscape. Perception, movement and audiovisual in contemporary dance, in Yael Kaduri (dir.), The Oxford Handbook of Music, Sound and Image in the Fine Arts, Oxford, Oxford University Press, (2014).
Antonio Rinaldi si diploma in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Ravenna nel febbraio del 2007. Lavora nel 2004 e nel 2005 come “guida” per i laboratori della non-scuola del Teatro delle Albe di Ravenna. Dal 2004 al 2006 lavora con la compagnia teatrale ravennate Fanny&Alexander come direttore tecnico, realizzatore scene e scenografo delle produzioni. Dal 2007 inizia un percorso autoriale fatto di progetti autonomi e collaborazioni con diversi artisti e compagnie tra le quali gruppo nanou, NNChalance, Michela Minguzzi, Jacopo Lanteri, Simona Bertozzi, Alessandro Sciarroni e Federico Fiorini. Nel 2010 la collaborazione con Jacopo Lanteri porta in scena a Dro, a Bassano e a Ravenna il Progetto Remix dedicato ai tre festival che nascono e operano nelle tre città: Drodesera, Bassano Opera Estate e Ammutinamenti. Dal 2013 inizia la collaborazione con il creativo Tommaso Morgantini.
Struttura e andamento del progetto
Durata del progetto:
3 incontri tra maggio e settembre 2014 così ripartiti:
primo incontro 21-25 maggio 2014 (5 giorni di workshop)
secondo incontro 4-6 luglio 2014 (3 giorni di workshop)
terzo incontro
23-28 settembre 2014 (3 giorni di workshop + 2 giorni performativi)
28 settembre momenti performativi aperti al pubblico:
« L’attore: un corpo, una voce, un mestiere SCRITTURE PER LA DANZA CONTEMPORANEA »