Data / Ora
03 Novembre 2019
ore: 17:00
Categoria
prova aperta
ingresso a contributo libero
a seguire incontro con la compagnia e convivio con il pubblico
di Francesco Niccolini
da Herman Melville
con Luigi D’Elia
regia Emanuele Gamba
scene Deni Bianco e Luigi D’Elia
musiche originali eseguite dal vivo Giorgio Albiani
luci Marco Messeri e Paolo Mongelli
ufficio stampa Fabrizio Calabrese
Distribuzione Francesca Vetrano
Organizzazione Costanza Gaeta
Amministrazione Valentina Strambi, Cecilia Benelli
Progetto grafico Jacopo Guzzari
produzione Arca Azzurra, INTI
con il sostegno di D.I.M.A Doremi International Music Academy in Arezzo e Armonica Onlus
L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale ::: Centro di Residenza Emilia-Romagna; Festival Montagne Racconta (Montagne, Treville, Trento) con la partecipazione del Conservatorio Bruno Maderna di Cesena
Dicono che sia ubiqua
che tu la possa incontrare
a opposte latitudini e nello stesso istante.
Dicono che sia immortale:
per quanto i suoi fianchi siano martoriati
da selve di lance
il suo spruzzo continua ad alzarsi
imperioso nei quattro oceani del globo.
Eppure non è la grandezza
non è la forza
non è la resistenza
a renderla spaventosa
ma la malvagità:
non è un animale
non è una bestia feroce
essa è il male in persona
e del male ha tutto l’immenso potere.
The Whale
Un romanzo di cinquecento pagine ridotto a meno di quaranta.
Più di un milione di caratteri distillati a quarantamila.
L’orizzonte marino del capolavoro melvilliano tramutato in un abisso, e la prosa larga ed enciclopedica diventa un verso asciutto, impietoso e scabro, che non può permettersi nemmeno la commozione, non può godere di nulla, se non dell’immensità del mare e del mistero che regge ogni destino.
Questo Moby Dick si incarna in un poema shakespeariano: immerso nella Bibbia e nel salso del mare, ne esce carico di tragicità, con tanto di maledizione e di profezia, e un fato irrimediabile dal primo istante, dal primo salpare, dalla prima apparizione dello spettro del capitano Achab, un po’ Macbeth e un po’ Lear, che non può far altro che correre verso il proprio destino di morte distruzione e immortalità.
Sotto un cielo bellissimo e silenzioso, sopra una mare mostruoso e incantevole: entrambi indifferenti alle ridicole scelte degli umani che si arrabattano colmi d’ansia, convinti di lasciare un segno su questo pianetino periferico, e che finiscono con l’essere inghiottiti e ridotti a niente. Eppure, in questo “niente”, in questa esagerata foga d’attore posseduto da chissà quale dèmone, quanta poesia, e quanta crudele bellezza.
Francesco Niccolini
Residenza creativa
residenza creativa per la ricerca e la produzione del nuovo spettacolo di Francesco Niccolini | Luigi D’Elia
sede organizzativa
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