Teatro Dimora

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La vista pare un incoraggiamento. D’esser utile l’uomo si rallegra.
Con i giorni il daffare si rinnova.
Friedrich Holderlin

dimora
s.f. (da dimorare; sec. XIII) 1 (lett.) Permanenza in un luogo. 2 Luogo in cui si abita, casa: una dimora fastosa, ricca, umile, signorile/ prendere dimora, stabilirsi, fissare la propria dimora in un luogo, stabilirsi, risiedere. 3 (agr.) Mettere, porre a dimora una pianta, collocarla nel terreno in cui dovrà crescere. 4 (lett.) Fermata, pausa/(lett.) Indugio/
Senza dimora, rapidamente.

 

di mora
s.f. (da moro; sec. XIII) Frutto formato da un sincarpio sugoso del gelso bianco e del gelso nero/ Frutto del rovo, lucente, commestibile.

 

Teatro dimora.
È un nuovo teatro. Un’opera essenziale, semplice e funzionale al nostro progetto, inserita nel paesaggio della Valconca come una grande foglia adagiata sul prato.
Il verde, il legno, la pietra e il vetro sono gli elementi eco-compatibili di cui si compone la struttura pensata in armonia con l’ambiente per l’esigenza etica di creare il riequilibrio tra ambiente fisico e culturale. La copertura è il primo elemento architettonico percepibile realizzata con scaglie di materiale policromo dalle sfumature e i colori della natura. La struttura del teatro è in legno lamellare, le pareti interne della sala sono rivestite di mattoncini e i pavimenti sono di legno e cotto.
Le ampie vetrate aperte sulla vallata garantiscono l’illuminazione naturale mettendo in gioco l’orizzonte quale elemento d’ispirazione teatrale e scenica.
Completano il progetto un atrio e un salottino, camerini per gli artisti, magazzino, servizi e regia. Il riscaldamento è realizzato a pavimento, l’illuminazione modulare è regolabile in riferimento al tipo di utilizzo della sala. L’intera struttura è stata progettata in linea con la normativa per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Lo spazio è modulare senza poltrone fisse e può ospitare duecento persone.
Il porticato è pensato come zona di ombreggiamento che garantisce nei mesi estivi un buon microclima interno o per ambientare particolari spettacoli all’aperto.
Il Teatro Dimora è stato progettato dall’architetto Gianluca Canini e dal geometra Enrico Marfoglia ed è stato inaugurato nella primavera 2004.
É una dimora per accogliere il lavoro d’artista e d’artigiano, i pensieri poetici e i gesti: per le residenze creative, i laboratori, le produzioni e l’ospitalità. Per incontrare altre persone.
Il Teatro Dimora oggi rappresenta compiutamente la nostra idea di casa comune per l’arte contemporanea, un luogo da vivere per la ricerca e la produzione ma soprattutto per definire nuove possibilità d’incontro e di relazione fra le persone.

Pianta del Teatro Dimora

 

Il Cerchio della Dimora.
È il luogo meraviglioso dove tutti i pezzi di canto e danza
sono compiuti nell’imitazione delle diverse apparenze delle cose. Avendo un luogo
dove dimorare queste forme escono ed entrano nella mente, scompaiono e riappaiono
come pensieri. La mente che dimora in questo luogo alternativamente si sofferma
e si ritrae, assume la sua forma nascosta quale pausa fra i movimenti…
Una singola nota, una singola sillaba dimora in questa posizione, tuttavia se ciascuna
non giunge a compimento non si può conoscere questo cerchio…
qui è dove il diffondersi dei fiori e il cadere delle foglie che avvengono davanti
ai nostri occhi incarnano l’eterna permanenza…
Zenchiku Komparu, sei cerchi e una goccia di rugiada, 1450

 

 

… piccola storia delle dimore

Il Teatrino.
Il 18 dicembre del 1827 venne concesso ai filodrammatici di Mondaino la possibilità di costruire quello che poi nelle cronache prese il nome di Teatrino.
Costruito demolendo i muri dell’abitazione del medico condotto, su disegno del capo mastro Meluzzi e del pittore riminese Felice Orlandi ‘pel dipinto al teatro, scenarij, tela, macchinismo, lumi, ed altro’, fu diviso in tre ordini regolari di figura semicircolare con nove logge o palchetti per ogni ordine.
Il teatrino venne inaugurato nel 1832.
Rimondini Giovanni; Palloni Dino, il castello e la rocca di mondaino, 1998

Teatro della Rocca
Nel 1919 nei locali attigui al convento, tramutati per la circostanza in grazioso teatrino per opera di Anacleto Cecchini, si è dato principio ad un corso di recite. La prima produzione incontra il comune favore, tenuto conto che viene interpretata da modeste figlie di lavoratori.
Domenica 11 gennaio 1925 la svolta: l’inaugurazione della sala parrocchiale, una piccola struttura dotata di un centinaio di sedie e di un palco sopraelevato di legno con sipario scorrevole e una serie di agili scenari creati da Caio Galliano Polidori.
Infine il 28 ottobre del 1927 viene inaugurato il Teatro della Rocca nella sala che oggi ospita il salone del durantino.
Masini Manlio, Mondaino tra le due guerre, 1999

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